Reati ambientali: cosa sono, come contrastarli oggi
In questo articolo parliamo di:
- Cosa significa reato ambientale
- Quali sono i reati ambientali: alcune fattispecie previste dal nostro Codice
- Reati ambientali e cambiamento climatico
- Crimini ambientali in aumento: l’aggiornamento di Legambiente
Il 20 maggio scorso è entrata in vigore quella che Virginijus Sinkevičius, Commissario per l’ambiente dell’Unione europea, ha definito “una legge storica, prima nel suo genere”. Stiamo parlando della nuova direttiva europea sulla criminalità ambientale, con importanti novità sui cosiddetti reati contro l’ambiente.
La novità più importante introdotta dalla direttiva prevede il contrasto ai reati ambientali più gravi attraverso l’applicazione delle norme del diritto penale in ciascuno Stato membro.
Con l’obiettivo di ovviare alle carenze già presenti nel diritto penale ambientale, la nuova direttiva stabilisce inoltre norme minime per quanto riguarda la definizione dei reati e delle sanzioni al fine di proteggere l’ambiente in modo più efficace, oltre che misure per prevenire e combattere la criminalità ambientale.
Di cosa parliamo con l’espressione “reati ambientali”? E perché oggi rivestono un’importanza crescente? Ne parliamo in questo articolo: continua a leggere per approfondire.
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Cosa significa reato ambientale
Il reato o crimine ambientale è definibile come un’attività illecita che viola le normative ambientali provocando danni significativi all’ecosistema, alla salute umana o alla biodiversità.
Secondo l’Interpol1, i crimini ambientali includono attività come il traffico illecito di specie protette, l’inquinamento illegale, il disboscamento illegale, e il commercio di rifiuti pericolosi. Spesso associati alla criminalità organizzata (ma non solo), questi reati possono avere un impatto globale significativo, compromettendo gli sforzi volti alla sostenibilità.
A livello europeo, prima della nuova direttiva 2024, era affidata alle disposizioni contenute nella direttiva sulla criminalità ambientale del 2008: quest’ultima recentemente è stata ritenuta dalla Commissione ormai non abbastanza efficace nella lotta ai crimini ambientali.
Queste considerazioni affondano le loro radici su valutazioni del 2019 e del 20202 da cui la Commissione ha rilevato che la direttiva non aveva avuto un effetto sufficiente.
Infatti, il numero di casi di reati ambientali indagati e condannati è rimasto molto basso, le sanzioni troppo basse per essere dissuasive e la cooperazione transfrontaliera insufficiente. Inoltre, vi erano lacune nell’applicazione delle norme in tutti gli Stati membri e a tutti i livelli della catena di applicazione delle norme (polizia, procura e tribunali penali). La mancanza di dati affidabili ha infine ostacolato il monitoraggio dell’efficacia dei procedimenti per reati ambientali.
Come affermato dalla Commissione stessa, “i reati ambientali sono una preoccupazione crescente e causano danni ingenti all’ambiente, alla salute dei cittadini e all’economia nell’UE e nel mondo”.
Quali sono i reati ambientali: alcune fattispecie previste dal nostro Codice
La nuova direttiva europea di maggio 2024 include un elenco completo di condotte illecite configurabili come crimini contro l’ambiente e, quindi, da includere come reati all’interno degli ordinamenti giuridici degli Stati membri.
In particolare, sono incluse nuove categorie di reati come:
- riciclaggio illegale di navi ed estrazione di acqua
- gravi violazioni della legislazione UE sulle sostanze chimiche e sul mercurio
- immissione sul mercato ed esportazione di merci e prodotti in violazione del regolamento anti-deforestazione dell’Unione
- gravi violazioni relative alla gestione dei gas fluorurati a effetto serra
- gravi violazioni della legislazione sulle specie esotiche invasive.
Oltre a queste, esistono ovviamente altre fattispecie di reato configurabili come crimini contro l’ambiente.
Nel sistema giuridico italiano, i reati contro l’ambiente sono disciplinati principalmente dal Codice Penale e da leggi speciali. In particolare, con la Legge n. 68 del 2015, è stata introdotta una serie di nuove fattispecie di reati ambientali. Tra i principali reati contro l’ambiente figurano:
- inquinamento ambientale: commette questo reato chi provoca una compromissione o un deterioramento significativo e misurabile di acqua, aria, suolo o sottosuolo, o di un ecosistema, della biodiversità, della flora o della fauna.
- disastro ambientale: si verifica quando il danno ambientale è grave e irreversibile o di difficile eliminazione, oppure altera l’equilibrio di un ecosistema in maniera duratura.
- traffico e abbandono di materiali ad alta radioattività: punisce chiunque traffichi illegalmente o abbandoni materiali radioattivi pericolosi.
- impedimento dei controlli: punisce chi ostacola o elude i controlli ambientali svolti dalle autorità competenti.
- omessa bonifica: questo reato si verifica quando, pur essendo obbligati, non si provvede alla bonifica dei siti contaminati.
A queste disposizioni si aggiungono altre norme contenute in leggi speciali, come il Codice dell’Ambiente (D.Lgs. 152/2006), che disciplina ulteriori aspetti legati alla gestione dei rifiuti, le emissioni in atmosfera, la protezione delle acque e del suolo.
Reati ambientali e cambiamento climatico
Esiste un nesso tra reati ambientali e cambiamento climatico? La risposta a questa domanda sembra essere affermativa.
Il recente documento del WWF “Crimes that Affect the Environment and Climate Change3“ evidenzia il legame tra i crimini ambientali e i cambiamenti climatici, sottolineando che attività illegali come deforestazione, traffico di rifiuti, bracconaggio e inquinamento marino compromettano la capacità degli ecosistemi di assorbire gas serra e resistere agli impatti climatici.
Congiuntamente, l’UNDOC (United Nations Office on Drugs and Crime) e il WWF propongono una risposta della giustizia penale per affrontare questi crimini, raccomandando un approccio multidisciplinare per integrare le leggi ambientali e climatiche. Le iniziative da loro suggerite includono il miglioramento delle capacità di enforcement e l’uso della giustizia penale come deterrente: in sintesi, proprio quello che la Commissione europea ha poi previsto con la direttiva di maggio 2024.
È indubbio che anche la società civile si stia muovendo per individuare possibili responsabilità di crimini di questo tipo che hanno o hanno avuto un impatto sul cambiamento climatico. Ne è esempio la causa intentata a maggio scorso da tre ONG4 contro il consiglio di amministrazione e i principali azionisti della società petrolifera TotalEnergies per il loro “contributo al cambiamento climatico e il suo impatto fatale sulle vite umane e non umane”.
Secondo quanto riportato dallo stesso comunicato stampa di TotalCriminal, “gli scienziati hanno riferito che i cosiddetti disastri ‘naturali’ sono sempre meno naturali: il loro aumento di intensità e frequenza è una conseguenza diretta del cambiamento climatico, che nell’80% dei casi è dovuto ai combustibili fossili”.
Crimini ambientali in aumento: l’aggiornamento di Legambiente
Anche a fronte di adeguate misure di repressione, negli ultimi anni i crimini ambientali sono aumentati in modo allarmante, diventando la terza attività criminale più redditizia al mondo, dopo il traffico di droga e armi.
Secondo i dati forniti da Interpol e dal Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP5), il valore complessivo dei crimini ambientali, come il disboscamento illegale, il traffico di fauna selvatica e il traffico di rifiuti, ha raggiunto tra i 110 e i 281 miliardi di dollari all’anno, con una crescita significativa rispetto al passato.
Contestualmente, il rapporto “Living Planet Report” del WWF6 del 2020 evidenzia un aumento del 150% dei reati legati alla fauna selvatica nell’ultimo decennio, mettendo in luce una minaccia crescente per la biodiversità e la resilienza degli ecosistemi.
Questi dati sottolineano come la criminalità ambientale sia diventata una delle principali cause della perdita di biodiversità e dei cambiamenti climatici, richiedendo una risposta più forte e coordinata a livello globale.
Anche un recente report di Legambiente ha evidenziato un incremento dei reati ambientali nel nostro Paese. Più nello specifico, il rapporto “Mare Monstrum7” dello scorso 4 settembre ha sottolineato “un’impennata dei reati ambientali” legata a coste e mari italiani: sono 22.956 i crimini accertati, +29,7% rispetto al 2022.
Cosa può fare un’azienda per evitare di essere coinvolta involontariamente in pratiche che costituiscono reato ambientale? Una risposta possibile è quella di adottare diverse strategie mirate alla vigilanza, alla prevenzione di reati e alla denuncia.
In primis, è fondamentale scegliere fornitori che rispettino gli standard ambientali, acquistando materie prime come legname e carta con certificazioni riconosciute come FSC (Forest Stewardship Council) o PEFC (Programme for the Endorsement of Forest Certification). Questo garantisce che le risorse provengano da foreste gestite in modo sostenibile.
Inoltre, è importante implementare politiche di monitoraggio nella catena di approvvigionamento, effettuando verifiche sui fornitori per assicurarsi che non siano coinvolti in pratiche illegali, come lo scarico illegale di rifiuti o la deforestazione.
L’azienda dovrebbe inoltre formare i propri dipendenti su come riconoscere e segnalare potenziali violazioni ambientali, e collaborare attivamente con le autorità competenti.
Se si sospetta un reato ambientale, è consigliabile segnalare tempestivamente la situazione all’ARPA (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale) o al NOE (Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri), fornendo dettagli precisi e documentazione a supporto. Questo approccio ha il doppio merito di tutelare l’azienda da eventuali implicazioni legali e contribuire alla salvaguardia dell’ambiente.
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1www.interpol.int/en/Crimes/Environmental-crime
2environment.ec.europa.eu/law-and-governance/environmental-compliance-assurance/environmental-crime-directive_en
3files.worldwildlife.org/wwfcmsprod/files/Publication/file/8mie6esklg_Crimes_that_Affect_the_Environment_and_Climate_Change.pdf
4www.totalcriminal.org/news#news-1
5www.unep.org/news-and-stories/story/environmental-crime
6wwfeu.awsassets.panda.org/downloads/lpr20_full_report.pdf
7www.legambiente.it/comunicati-stampa/i-numeri-del-nuovo-report-mare-monstrum/