Differenza tra B Corp e Società Benefit
Un nuovo paradigma per il Business
Visto che la “B” di B Corp sta per “Benefit”, è immediatamente evidente che entrambe le definizioni ruotano attorno a questo concetto, che è bene chiarire anche in questa sede. Il nostro sistema economico e modello di sviluppo ci hanno abituato all’idea che un’azienda sia un’entità che per la società può rappresentare anche un pericolo, nella misura in cui tende a massimizzare i benefici per sé.
Questa idea non è certo campata in aria: a dimostrarlo sta tutta la legislazione che nel tempo si è dovuta produrre per inquadrare e sanzionare tutte quelle condotte aziendali che producono danni allo Stato, alla cittadinanza, al territorio, ai lavoratori, ai clienti, ai fornitori.
Ma anche lasciando da parte queste condotte criminali, è assolutamente ‘normale’ ritenere che un’azienda operi sempre e comunque per massimizzare il proprio vantaggio. Questo concetto ne richiama un altro: se c’è un vantaggio per qualcuno, spesso c’è uno svantaggio per qualcun’altro. Rispetto all’azienda, il qualcun’altro non è altro che l’insieme di tutti gli stakeholder, esclusi i proprietari. Ciò implica che non suscita tanta meraviglia se un’azienda ha a volte condotte che potremmo definire ‘immorali’, al di là di tutte le dichiarazioni di facciata che può avere adottato. Siamo assuefatti a questa situazione.
Non si tratta d’altro che la manifestazione, sul piano di soggetti giuridici, dell’egoismo, più o meno ottuso o evoluto, che fa parte delle molle dell’agire umano, essendo di fatto quella principale.
Ma il mondo è in continua evoluzione, e uno degli elementi che si è ultimamente maggiormente modificato è la cosiddetta ‘asimettria informativa’ su cui si basano solitamente le posizioni di potere in campo economico. Ora, grazie soprattutto a Internet, è innegabile che questo fattore tenda ad indebolirsi, in quanto le informazioni sono sempre più facilmente disponibili a chiunque abbia voglia (e capacità) di cercarle. Che poi le informazioni siano vere o false, distorte, manipolate, è certo un tema assai importante, ma non intendiamo affrontarlo in questa sede, e il fatto che il tema meriti grande attenzione non annulla il valore dell’affermazione precedente.
Il fatto evidente è che oggigiorno per l’azienda che ha condotte scorrette, il rischio che si diffondano informazioni che ne rovinano la reputazione è più alto che in passato.
Tutto il processo economico si basa sulla Fiducia. Se c’è fiducia l’economia prospera e si diffonde benessere, se scarseggia o, al contrario si diffonde la paura, l’economia regredisce e si genera povertà, come mostrano in modo plateale le cosiddette ‘crisi economiche’. Tra reputazione e fiducia c’è un collegamento molto stretto: per l’azienda che si è guadagnata una reputazione dubbia o negativa, la fiducia da parte degli stakeholder tende a calare, e questo si traduce in peggioramenti di performance dell’azienda stessa: meno vendite, allontanamento degli investitori, perdita di talenti e minore ingaggio dei lavoratori.
I motivi che portano a considerare ‘intelligente’ per l’azienda orientarsi verso una condotta attenta alle ricadute su tutti gli stakeholder hanno quindi una doppia valenza:
- da un lato evitare i danni che derivano da una cattiva reputazione
- dall’altro procurarsi i benefici che derivano da una buona reputazione presso i diversi stakeholder
Come si fa a migliorare la reputazione presso uno stakeholder? Semplice: lo si accontenta! E come lo si accontenta? Altrettanto semplice: dando soddisfazione a suoi bisogni. Questo concetto squisitamente umano reso in termini più ‘economici’ si traduce con una espressione un poco diversa: “dandogli valore”. O, meglio ancora: “creando percezione di valore ricevuto”. Questa puntualizzazione va letta nel senso che non è sufficiente dare valore, occorre assicurarsi che il destinatario riconosca di averlo ricevuto.
Quindi, ricapitolando, se io imprenditore (o azienda) voglio migliorare la mia reputazione, devo creare per tutti i miei stakeholder la percezione di ricevere valore da me. Adottando questa visuale mi ritrovo in una nuova economia, che alcuni chiamano Economia del Bene Comune. Facendolo, ho adottato una logica Benefit, sono diventato un’impresa orientata al beneficio comune, un’impresa benefit.
Ma attenzione! Non sono ancora né B Corp, né Società Benefit!
La Società Benefit
Un’impresa benefit, il cui scopo dichiarato (oggetto sociale) fosse non solo di creare valore per la proprietà, ma di farlo salvaguardando le risorse ambientali e generando valore anche per gli altri stakeholder, in Italia, come del resto in qualunque altro paese, fino a poco tempo fa non sarebbe potuta esistere, in quanto contraria niente meno che al Codice Civile.
Questo paradosso è stato superato con la Legge di Stabilità 2016 (Legge n. 208/2015). Va evidenziato che In dettaglio è il comma 376, dell’art. 1 della Legge n. 208/2015 a stabilire che le disposizioni previste dai commi dal presente al 382 “hanno lo scopo di promuovere la costituzione e favorire la diffusione di società, di seguito denominate «società benefit», che nell’esercizio di una attività economica, oltre allo scopo di dividerne gli utili, perseguono una o più finalità di beneficio comune e operano in modo responsabile, sostenibile e trasparente nei confronti di persone, comunità, territori e ambiente, beni ed attività culturali e sociali, enti e associazioni ed altri portatori di interesse.”
Possiamo riassumere, quindi, che le società benefit si differenziano dalle ordinarie società per il perseguimento, assieme al lucro, di un secondo fine legato al sostegno di persone, comunità, territori, ambiente, attività culturali e sociali. Quindi l’obiettivo di queste società è legato solo in parte al profitto, in quanto si pongono l’obiettivo di tutelare e sostenere interessi meritevoli all’interno della comunità in cui si trovano.
Che cos’è il beneficio comune da tutelare?
L’elemento caratterizzante della società benefit è il raggiungimento, assieme al profitto, di un “beneficio comune“. Ma, che cos’è questo beneficio comune e come possiamo individuarlo?
Secondo quanto previsto dalla norma sopra citata per beneficio comune si intende il perseguimento dell’attività economica, con effetti positivi, o la riduzione di effetti negativi, negli ambiti elencati nel paragrafo precedente.
In particolare, le finalità benefiche perseguite dalla società devono essere specificatamente indicate nell’oggetto sociale, e devono essere in concreto perseguite mediante una gestione che realizzi un sostanziale bilanciamento tra l’interesse dei soci e quello dei soggetti sui quali l’attività sociale possa andare ad impattare.
Da precisare che il beneficio comune da perseguire da indicare nell’oggetto sociale non deve necessariamente essere connesso all’attività principale realizzata dall’impresa. Può quindi trattarsi anche di un interesse ad essa estraneo, come ad esempio la crescita del benessere sociale o di una comunità, la conservazione e recupero di beni del patrimonio artistico e culturale, il sostenimento di associazioni presenti sul territorio, la protezione dell’ambiente o della salute umana, etc.
In cosa la Società Benefit si distingue da una ‘normale’?
Una Società Benefit può avere qualunque forma (SRL, SPA, Cooperativa, ecc.) con l’eccezione della SRLS, della cooperativa sociale e dell’impresa sociale. Per costituirla o per procedere alla trasformazione in Benefit di una società già esistente occorre un Atto Notarile e, nel caso di trasformazione, la modifica dello Statuto. Dal punto di vista di diritti e doveri, la Società Benefit:
- non ha, al momento, alcun diritto diverso dalle altre aziende; detto in altre parole, non ha vantaggi da nessun punto di vista per quanto riguarda tassazione, contributi, partecipazione a bandi, ecc.
- è invece tenuta a comunicare annualmente e riportare secondo standard di terze parti i risultati conseguiti, i loro progressi e gli impegni futuri verso il raggiungimento di impatto sociale e ambientale. E’ inoltre tenuta a nominare il Responsabile dell’Impatto.
La B Corp
La B Corp è un’azienda a scopo di lucro che abbia chiesto e ottenuto la Certificazione B Corp dal B LAB, pagando la relativa quota e potendo utilizzare il caratteristico marchio. In Italia una B Corp è tenuta a trasformarsi in Società Benefit entro il momento del rinnovo della certificazione (dopo tre anni dall’ottenimento). Nel mondo esistono all’inizio del 2021 circa 3.800 B Corp.
Relazioni tra B Corp e Società Benefit
Una Società Benefit può utilizzare il BIA per misurare i risultati conseguiti in termini di impatto, ma non è tenuta ad ottenere la Certificazione B Corp. Una B Corp è invece tenuta entro tre anni, come già detto, a trasformarsi in Società Benefit. La differenza sostanziale allo stato consiste quindi nel fatto che per diventare Società Benefit è sufficiente deciderlo (essendo poi tenuti a rendicontare l’impatto, ma senza che di questo vi siano verifiche automatiche), mentre lo stato B Corp si ottiene attraverso un non facile processo di certificazione condotto da un organismo indipendente (il B LAB). A conferma di questa significativa differenza sta il fatto che in Italia esistono attualmente circa 100 B Corp e più di 500 Società Benefit.