Cosa significa essere un’azienda sostenibile in Italia
Cos’è la sostenibilità? È un costo o un investimento? Qual è la situazione dell’Italia e l’opinione degli italiani a riguardo?
Queste sono solo alcune delle domande che ormai inondano la nostra vita e che a volte noi stessi ci poniamo. Che la sostenibilità, intesa nel suo senso più ampio e completo (ambientale, sociale ed economico), sia ormai entrata a far parte dei più grandi dibattiti internazionali è ormai cosa nota; che questa ricopra sempre più un ruolo fondamentale nelle scelte delle imprese e dei singoli cittadini è risaputo. Questo perché essere sostenibili, forse lo abbiamo già detto in altre diverse occasioni, non è più un’opzione e non lo è più perché i cambiamenti climatici, i livelli di disuguaglianza sociale, portati dalla globalizzazione e accentuati dalla trasformazione digitale, e i sistemi di sviluppo e di produzione delle economie mondiali non vanno più d’accordo con la Terra e con quello che quest’ultima ci sta comunicando, con il grido d’aiuto che sta urlando con l’ultimo filo di voce rimasto.
La sostenibilità ricopre un ruolo fondamentale nella vita di singoli e imprese. Qual è la situazione in Italia? Come sta reagendo il bel Paese a riguardo? Gli italiani quanto ne sanno? È proprio sul contesto italiano che vogliamo concentrare la nostra attenzione in questo articolo.
L’agenda 2030 e i 17 obiettivi
“Perché dovrebbe importarmi delle generazioni future? Cosa hanno fatto loro per me?” Questa battuta del comico G. Marx mostra una tristissima e scomoda verità.
Ed è anche davanti a questi comportamenti di massa indifferenti ed egoisti, se vogliamo, che è diventato centrale il tema della sostenibilità. Questa, infatti, è la condizione di un sistema in grado di assicurare il soddisfacimento dei bisogni delle generazioni presenti senza però compromettere la possibilità per le generazioni future di soddisfare i propri bisogni. È ovvio che, se continuassimo a sfruttare le risorse della Terra, fino al loro completo esaurimento, per rispondere alle esigenze attuali, cosa rimarrebbe alle generazioni future? Nulla o veramente poco. La sostenibilità porta a pensare a lungo termine e a preoccuparsi non solo del presente ma anche del futuro.
Cosa sta facendo il mondo a riguardo? Con la firma dell’Agenda 2030 da parte di tutti i Paesi del mondo, i governi hanno concordato la necessità, ormai impellente, di introdurre un nuovo modello di sviluppo sostenibile. L’Agenda 2030 è una chiara denuncia dell’attuale in-sostenibilità: potremmo dire che rappresenta un SOS-tenibilità al quale tutti i Paesi, senza distinzione tra sviluppati, emergenti e in via di sviluppo, devono rispondere. Vediamo di seguito quali sono i 17 obiettivi:
- Porre fine alla povertà in tutte le sue forme.
- Azzerare la fame, realizzare la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere l’agricoltura sostenibile.
- Garantire le condizioni di salute e il benessere per tutti a tutte le età.
- Offrire un’educazione di qualità, inclusiva e paritaria e promuovere le opportunità di apprendimento per tutti.
- Realizzare l’uguaglianza di genere e migliorare le condizioni di vita delle donne.
- Garantire la disponibilità e la gestione sostenibile di acqua e condizioni igieniche per tutti.
- Assicurare l’accesso all’energia pulita, a buon mercato e sostenibile per tutti.
- Promuovere una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, la piena e produttiva occupazione e un lavoro decoroso per tutti.
- Costruire infrastrutture resistenti, promuovere l’industrializzazione sostenibile e inclusiva, favorire l’innovazione.
- Ridurre le disuguaglianze tra i Paesi.
- Rendere le città e le comunità sicure, inclusive, resistenti e sostenibili.
- Garantire modelli di consumo e produzione sostenibili.
- Agire urgentemente per combattere il cambiamento climatico e il suo impatto.
- Salvaguardare gli oceani, i mari e le risorse marine.
- Proteggere, ristabilire e promuovere l’uso sostenibile degli ecosistemi terrestri.
- Promuovere società pacifiche e inclusive per lo sviluppo sostenibile, garantire a tutti l’accesso alla giustizia, realizzare istituzioni effettive, responsabili e inclusive a tutti i livelli.
- Rinforzare i significati dell’attuazione e rivitalizzare le collaborazioni globali per lo sviluppo sostenibile.
Vediamo quindi come si sta comportando la nostra Italia rispetto agli obiettivi dell’Agenda 2030 sopraelencati.
Sostenibilità in Italia: a che punto siamo
Da un’indagine del Green Media Lab in collaborazione con il Norstat sono emersi interessanti dati circa la conoscenza degli italiani dei temi che riguardano i 17 obiettivi (o SDGs).
Dalla ricerca è emerso che quando si parla di sostenibilità gli italiani la associano principalmente ai problemi di natura ambientale. Infatti, le tematiche di natura ambientale sono considerate importanti dal 64,7% degli italiani, seguite dalle tematiche sociali, considerate importanti dal 46% dei nostri connazionali; per ultime vengono considerate le tematiche economiche con una percentuale di interesse del 34,7%. Sicuramente ad incidere sulla grande rilevanza che gli italiani danno ai problemi ambientali sono il fenomeno Greta Thunberg, la grande attenzione mediatica e Internet. Ad incidere però è anche la maggiore presa di coscienza dei cambiamenti climatici e ambientali che stanno interessando, purtroppo, anche il nostro Paese e che spaventano gran parte della popolazione. Questa per fortuna, complice anche la paura, sta iniziando a dare importanza a tali aspetti, adottando sempre più comportamenti sostenibili.
Ma qual è la situazione dell’Italia rispetto agli altri Paesi Europei? Dal report elaborato da Asvis, l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile, presentato il 10 giugno 2022, è emerso che l’Italia è penultima in Europa per gli Obiettivi dell’Agenda 2030 in materia di lavoro, disuguaglianze, pace, giustizia e istituzioni solide. Occupiamo invece buone posizioni per quanto riguarda il settimo goal (energia pulita e accessibile), dove occupiamo la terza posizione rispetto agli altri Paesi, e il tredicesimo goal (lotta contro il cambiamento climatico) dove occupiamo l’ottava posizione grazie ad un livello di emissioni dirette minore. Considerando l’insieme di tutti gli SDGs, manteniamo invece un 25esimo posto, su 163 Paesi, a livello mondiale.
La strada da fare è ancora tanta, siamo indietro rispetto ad alcuni obiettivi e avanti rispetto ad altri. Non è sicuramente un percorso facile, ma risultati migliori si possono raggiungere grazie anche alla cooperazione costante tra imprese, singoli, governo e istituzioni.
Vediamo di seguito cosa significa essere un’impresa sostenibile in Italia.
Cosa significa essere un’azienda sostenibile in Italia
Cosa significa essere sostenibili per un’azienda in Italia? Oggi per le imprese essere sostenibili significa non soltanto ridurre l’impatto ambientale sul Pianeta ma anche perseguire obiettivi per il benessere economico e sociale senza compromettere la competitività aziendale, ma anzi migliorandola.
Molte aziende italiane hanno da tempo intrapreso il percorso verso la sostenibilità e negli anni si cominciano a raccogliere i frutti, inoltre, come affermato da Riccardo Giovannini, responsabile del team EY Sustainability in Italia: “Non solo aziende di grandi dimensioni si confermano leader nella transizione verso uno sviluppo sostenibile, ma anche le PMI si stanno evolvendo verso modelli di business sempre più focalizzati su temi di sostenibilità”.
Cerchiamo ora di rispondere a una delle domande più frequenti, ovvero: le aziende sostenibili in Italia, o quelle che hanno deciso di intraprendere la strada verso la sostenibilità, hanno dei vantaggi o possono beneficiare di agevolazioni? Se parliamo di vantaggi, tra i più importanti di cui possono godere le aziende sostenibili, non solo in Italia, vi è quello competitivo che spesso porta con sé anche un vantaggio economico. Questo dipende anche dal fatto che i comportamenti di consumo degli italiani sono cambiati e, sempre più, i nostri connazionali prediligono prodotti o servizi di aziende che adottano condotte e azioni sostenibili.
Se parliamo di agevolazioni, ovvero tutti gli aiuti o incentivi riconosciuti alle imprese per le loro scelte sostenibili, queste di fatto non esistono, per il momento vengono riconosciuti dei vantaggi alle società Benefit in alcuni bandi pubblici.
Se, invece di parlare di agevolazioni, parliamo di trattamenti preferenziali, questi sono riconosciuti dagli istituti di credito a tutte quelle aziende che documentano il proprio impatto sociale e ambientale. Cosa significa documentare il proprio impatto sociale e ambientale? L’UE impone ad alcune grandi aziende di divulgare informazioni sul modo in cui operano e gestiscono le questioni ambientali e sociali. La divulgazione ha lo scopo di aiutare gli investitori, le organizzazioni, i consumatori e tutti i soggetti interessati a valutare la performance non finanziaria delle aziende.
La Direttiva 2014/95/UE, anche conosciuta come Direttiva sull’informativa di carattere non finanziario o NFRD, ha stabilito le regole della divulgazione di informazioni non finanziarie. Questa Direttiva informa che tra le aziende che devono adeguarsi ci sono: aziende quotate in borsa, banche, compagnie di assicurazione e altre società indicate dalle autorità nazionali. Tra le informazioni da divulgare si elencano questioni ambientali, sociali e del trattamento dei dipendenti, rispetto dei diritti umani, anticorruzione e diversità nei consigli di amministrazione (età, genere, background formativo).
Il 21 Aprile 2021 la Commissione ha adottato una nuova proposta di direttiva sulla rendicontazione di sostenibilità aziendale (CSRD) che modifica gli attuali requisiti di rendicontazione. Tra gli elementi più importanti della proposta si elencano: estendere il campo di applicazione a tutte le grandi società e quelle quotate nei mercati; richiedere l’asseverazione delle informazioni riportate; introdurre requisiti di rendicontazione più dettagliati e un obbligo di rendicontazione.
Le aziende obbligate alla rendicontazione, che saranno a breve molte migliaia, devono rendicontare anche l’impatto socio ambientale delle loro supply chain. Da qui consegue che sempre più le aziende fornitrici non obbligate alla rendicontazione di sostenibilità che saranno in grado di mostrare un positivo impatto socio ambientale saranno preferibili per le aziende obbligate alla CSRD.
Possiamo quindi dire che se da un lato non esistono ancora delle agevolazioni fiscali per le imprese italiane sostenibili o per quelle che hanno intrapreso questo percorso, dall’altro sono riconosciuti dei trattamenti preferenziali dagli istituti di credito, posizioni di vantaggio per i bandi pubblici e, soprattutto, il mercato premierà i comportamenti virtuosi di chi si muove con anticipo.
Le aziende italiane più sostenibili
Stilare un elenco di questo genere in modo oggettivo è attualmente impossibile, in quanto non esiste uno standard riconosciuto di ‘misurazione’ della sostenibilità aziendale. Statista, in collaborazione con il Sole 24 Ore, ha stilato una classifica delle aziende italiane leader della sostenibilità nel 2022, basandosi sul rapporto di sostenibilità e sul bilancio finanziario. Nelle prime posizioni in ordine alfabetico troviamo:
- Armani
- Banca Mediolanum
- Barilla
- Brunello Cucinelli
- Calzedonia
- De Longhi Group
- Ferrarelle
- Ferrero
- Geox
- Mondadori
- Moncler
- OVS
- Prada
- Sella
- Tod’s
- Unieuro
- Vodafone Italia
- Zucchi Group
Ci preme però evidenziare che tra le aziende che compaiono in queste diverse classifiche troviamo, a fianco di alcuni grandi nomi dell’economia nazionale, come quelli appena riportati, anche aziende di medie o piccole dimensioni, comprese le micro imprese, che costituiscono una parte molto consistente del nostro tessuto economico. Questo valga come incoraggiamento per ogni imprenditore che, a prescindere dal settore e dalle dimensioni della propria azienda, volesse intraprendere il cammino verso la sostenibilità.
E tu? Vuoi intraprendere un percorso verso la sostenibilità per la tua azienda? Scopri come gli esperti di PMI Sostenibile possono aiutarti.