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Carbon Neutrality e Net Zero: quali sono le differenze?

Carbon Neutrality e Net Zero: quali sono le differenze?

Sostenibilità 13 Mar 2023 di Staff

In questo articolo parliamo di:

Tutto quello che ruota intorno al cambiamento climatico, e che nel bene o nel male ci vede sempre più protagonisti, appartiene ormai al nostro quotidiano. Sono ormai lontani i tempi in cui il climate change era visto come una questione di competenza solo delle alte sfere statali, ed è ormai chiaro a tutti che ciascun individuo e impresa, nel suo piccolo, può dare il proprio contributo nella direzione di un mondo più sostenibile.

Anche il linguaggio e le espressioni che utilizziamo cambiano adattandosi a questo nuovo contesto, ampliando il nostro lessico con termini che, se non compresi, possono generare confusione e misunderstanding.

È il caso delle espressioni Carbon Neutrality e Net Zero su cui, come vedremo nel corso di questo articolo, anche l’Onu si è espresso per fare chiarezza ed evitare rischi connessi a greenwashing dovuto a un utilizzo improprio dei termini.

Anche la tua azienda sta avviando un cambiamento positivo verso la sostenibilità? Sappiamo come aiutarti in questo complesso percorso: scopri come possiamo affiancarti.

Cosa vuol dire Carbon Neutrality?

Secondo la definizione dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), l’organismo istituito dalle Nazioni Unite per lo studio del cambiamento climatico, la “neutralità carbonica” si realizza quando avviene un bilanciamento tra la CO2 emessa nell’atmosfera e la CO2 ridotta o catturata dall’atmosfera in un determinato periodo di tempo. 

Spiegato in parole più semplici, con la Carbon Neutrality si realizza un impatto neutro sul riscaldamento globale, il che contribuisce a non aggravare gli effetti dei cambiamenti climatici sul Pianeta e sulla vita delle persone.

Un altro aspetto da tener presente è che la Carbon Neutrality è connessa alla compensazione e alla riduzione delle emissioni di CO2 e non, come vedremo successivamente, alla completa eliminazione delle stesse.

Le strade per raggiungere la neutralità carbonica sono sostanzialmente due, che spesso possono intrecciarsi tra loro: da un lato, la compensazione attraverso “crediti di CO2” e, dall’altro, la riduzione delle emissioni attraverso la diminuzione dei consumi e l’utilizzo di energie rinnovabili alternative.

Nel primo caso, i crediti di CO2 sono certificati che rappresentano una tonnellata di emissioni di gas a effetto serra evitate o ridotte. Ai crediti di CO2, se tutto va come dovrebbe, corrispondono quindi azioni svolte da qualche organizzazione che producono l’effetto di ‘sequestrare’ CO2 (come ad esempio le piantumazioni di alberi) o di ridurre le emissioni (come la sostituzione di energia da combustibili fossili con energia da fonti rinnovabili) in qualche parte del mondo, di solito fuori dall’Europa. Le organizzazioni e le aziende in generale possono acquistarli per compensare le loro emissioni, contribuendo così a raggiungere la Carbon Neutrality.

Diversamente, le imprese che ne hanno le capacità e le risorse, possono ridurre le emissioni di CO2 efficientando i processi in modo tale da richiedere un minor impiego di energia, adottando processi industriali che producano meno gas serra, e sostituendo l’energia da combustibili fossili con energia da fonti rinnovabili come l’idroelettrica, l’eolica, la geotermica e l’energia solare.

Nulla esclude che, come dicevamo prima, possano essere adottate entrambe le soluzioni, attraverso quindi una combinazione di azioni volte a ridurre le emissioni di gas a effetto serra e ad aumentare l’assorbimento di carbonio.

Perché è importante compensare le emissioni di CO2?

Nell’analisi delle emissioni dell’attività umana, l’anidride carbonica (CO2) è il gas serra presente in misura preponderante, con un aumento dello 0,9% registrato nel 2022 rispetto all’anno precedente.

Di per sé, l’anidride carbonica svolge un ruolo chiave, trattenendo il calore presente nell’atmosfera e regolando la temperatura, consentendo così sul nostro pianeta la possibilità delle forme di vita che conosciamo. Tuttavia, l’accumulo eccessivo di CO2, causato dall’azione dell’uomo, ha contribuito a un aumento della temperatura media globale che ha portato alle conseguenze ormai sotto gli occhi di tutti, tra scioglimento dei ghiacciai montani e polari, siccità, alluvioni e perdita della biodiversità, solo per citarne alcune.

In questo contesto, e nell’ottica di azioni concrete per contenere il cambiamento climatico e le emissioni, gioca un ruolo di prim’ordine anche l’Accordo di Parigi che, siglato nel 2015 dall’Unione Europea insieme ad altri 196 Paesi, prevede il raggiungimento delle zero emissioni entro il 2050 e il contenimento del riscaldamento globale entro la soglia di sicurezza di 1,5°C in più rispetto all’era pre industriale.

Carbon Neutrality e Net Carbon Zero: quali sono le differenze?

Per ulteriore chiarezza dei termini, nel campo delle emissioni di carbonio va fatta un’ulteriore differenza tra Carbon Neutrality e Net Carbon Zero: spesso infatti queste due espressioni vengono erroneamente utilizzate come intercambiabili tra loro. 

Se la Carbon Neutrality è un concetto strettamente legato alla riduzione e alla compensazione delle emissioni di carbonio di un’azienda, con Net Carbon Zero si passa ad un ulteriore livello: quello cioè dell’eliminazione delle emissioni di CO2 di un’intera supply chain, di uno stato o del mondo intero.


Il concetto di Net Carbon Zero si riferisce quindi a una situazione in cui le emissioni sono completamente eliminate a livello globale, piuttosto che “soltanto” compensate a livello locale. Questo significa che tutte le emissioni di CO2 prodotte dalle attività umane sono ridotte al minimo possibile, e qualsiasi emissione residua (l’azzeramento delle emissioni non è considerato possibile, soprattutto nei settori cosiddetti ‘Hard To Abate’: aviazione, agricoltura, siderurgia) viene compensata attraverso l’assorbimento (‘offsetting’) di carbonio. L’obiettivo è raggiungere il Net Zero Carbon entro il 2050.

Nel contesto storico attuale, l’espressione Net Zero Carbon è quindi utilizzata più spesso per descrivere l’impegno che i maggiori Paesi del mondo hanno preso per la decarbonizzazione e l’azione per il clima.

Possiamo quindi affermare che realizzare la Net Zero Carbon vuol dire andare oltre la “semplice” Carbon Neutrality . Con una maggiore lungimiranza, vuol dire considerare tutte le attività per ridurre anche le emissioni indirette di CO2, con l’obiettivo a lungo termine di eliminarle (secondo i dettami dell’Accordo di Parigi).

Net Carbon Zero e Net Zero sono la stessa cosa?

Accanto a “Net Carbon Zero” si sente sempre più spesso nominare l’espressione “Net Zero”, al punto che i due termini vengono spesso utilizzati come sinonimi.

Tuttavia, come dice la parola stessa, Net Carbon Zero si concentra specificamente sulle emissioni di carbonio, senza considerare le altre emissioni di gas serra nell’atmosfera.

“Net Zero” è dunque il termine che include anche queste ultime includendo ad esempio, e solo per citarne alcune, anche le emissioni di metano e ossido d’azoto.

È davvero possibile arrivare a un obiettivo così ambizioso come quello delle zero emissioni, anche e soprattutto con un contributo “dal basso” delle imprese di medie-piccole dimensioni?

È qui che entra il gioco il gruppo di esperti d’alto livello della “Net Zero Emissions Commitments of Non-State Entities”, incaricato dal Segretario Generale delle Nazioni Unite di occuparsi degli impegni relativi alla Net Zero da parte di attori non statali.

Nel documento “Integrity matters: net zero commitments by businesses, financial institutions, cities and regions”, il Gruppo di Esperti traccia una road-map per i soggetti elencati per arrivare a un impegno concreto in direzione della Net Zero e per sostenere una transizione globale ed equa per un futuro più sostenibile.

A tal proposito, nell’ottica di azioni tangibili, vengono formulate 10 raccomandazioni, in una sorta di guida cronologica degli step che gli enti non statali dovrebbero seguire per raggiungere l’ambizioso obiettivo della Net Zero:

1. L’annuncio di un Net Zero Pledge, ossia un annuncio ufficiale da parte della leadership dell’ente non statale che si impegna pubblicamente a fissare e raggiungere (come vedremo più avanti) sia obiettivi intermedi sia pianificazioni in linea con i dettami dell’IPCC e dell’Agenzia Internazionale dell’Energia

2. La definizione di obiettivi intermedi Net Zero

3. L’utilizzo di crediti volontari

4. La creazione di un piano di transizione

5. L’eliminazione graduale dei combustibili fossili e il potenziamento delle energie rinnovabili

6. L’allineamento tra lobbying e advocacy

7. Indirizzare persone e risorse nella giusta transizione

8. Aumentare la trasparenza e la responsabilità

9. Investire in transizioni adeguate e giuste

10. Accelerare la strada verso la regolamentazione

Il report precisa anche che “un attore non statale dovrebbe essere considerato e

riconosciuto come Net Zero quando il suo impegno, i suoi obiettivi e il suo percorso sono generati utilizzando una metodologia robusta e coerente con la limitazione del riscaldamento a 1,5°C o con un superamento nullo o limitato verificato da terze parti (ad esempio, tra gli altri, l’Organizzazione internazionale per la normazione oppure dalla Partnership for Carbon Accounting Financials) oppure ha raggiunto l’obiettivo Net Zero di lungo termine con eventuali emissioni residue neutralizzate da rimozioni permanenti di gas serra secondo rapporti verificati da un credibile, indipendente ente terzo sulla base di dati pubblicamente disponibili”.

Le regole per la Net Zero sono stabilite anche al fine di evitare forme di greenwashing, ossia tentativi di indirizzare l’opinione pubblica a credere che un’impresa o un Ente stia facendo di più di quanto realmente non faccia in realtà per proteggere l’ambiente.

Compensazione delle emissioni: come si sta muovendo PMI Sostenibile? 

Rimanendo in tema di compensazione delle emissioni, proprio di recente PMI Sostenibile ha avviato una proficua collaborazione con Green Future Project, una B Corp italiana che lavora con Ong e organizzazioni provenienti da tutto il mondo per supportare progetti ad alto impatto ambientale di conservazione di riserve naturali, sviluppo di impianti di energie rinnovabili e rigenerazione degli habitat marini. 

La mission di Green Future Project è semplificare l’accesso a soluzioni climatiche efficaci, così da permettere ad aziende e individui di avere un ruolo attivo nell’inversione del cambiamento climatico.

PMI Sostenibile collabora con GFP per promuovere azioni positive per il clima attraverso la compensazione di 200 tonnellate di CO2, che equivalgono allo stesso quantitativo di CO2 prodotta da 19 voli aerei di solo andata da Roma a New York. Il progetto che abbiamo supportato si trova in Ecuador nella riserva Copalinga gestito da Foundation Jocotoco. Questa fondazione si dedica alla salvaguardia di aree critiche ad altissima biodiversità e alla protezione di specie endemiche e a rischio di estinzione.

Siamo molto orgogliosi di questa partnership, in linea con i nostri obiettivi di sostenibilità verso un mondo sempre più “Net Zero”. 

Scopri come anche tu, con la tua azienda, puoi fare la differenza.

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