La cura della “socialità” può migliorare una PMI?
Non pensare alla Società in senso ampio. La tua PMI è già – di fatto – una micro-società. Delle persone vi lavorano dedicando la parte centrale della giornata. Se ti curi di loro, di come la vivono e di come potrebbero farlo meglio, stai già cercando di ottenere un cosiddetto “impatto sociale” positivo.
Ci si guadagna:
- maggiore affezione al lavoro in azienda,
- più qualità e quindi
- valore per i clienti.
Di riflesso si ottiene:
- un clima di lavoro migliore,
- innovazione, e
- più redditività.
Non male, no?
In pratica cosa puoi fare?
Inizia a chiederlo a loro: i tuoi collaboratori. Essere presi in considerazione fa piacere. Se non lo hai mai fatto, all’inizio saranno spiazzati e potrebbero non avere idee. Sono abituati a lavorare nel modo usuale. Non si aspettano altro e non propongono altro. Ma con pazienza e cura l’orto dà i suoi frutti, anche se a guardarlo per qualche tempo può sembrare non succeda nulla.
Ecco una breve guida a una semplice forma dei Colloqui di sviluppo in 10 passi:
- Inizia con brevi colloqui di 10 minuti ogni mese. Chiedi come stanno al lavoro e se c’è qualcosa che desiderano migliorare o che potrebbe migliorato. Ricorda che anche il ruolo più umile corrisponde a uno specialista in un processo particolare. E ogni processo può essere migliorato.
- Fai attenzione alla disposizione d’animo con la quale conduci questi piccoli colloqui. Questo fa la differenza. Questo li fa funzionare. Se lo facessi con sufficienza o già presupponendo che non ne ricaverai che una perdita di tempo, questo sarà percepito, in qualche modo, ed è probabile che… avrai ragione. Se invece lo facessi con sincera aspettativa positiva, apertura (e pazienza), potrai stupirti di avere anche in questo caso ragione.
- Appena arriveranno i primi timidi consigli, anche fossero molto semplici o banali, annotali con cura. Questi possono essere di due tipi: “A” migliorie alle quali possono dare un contributo o che che possono dipendere da loro stessi, e “B” migliorie che dipendono da altri.
- In entrambi i casi chiedi loro quanto sarebbero disposti a impegnarsi in prima persona affinché siano realizzate. Raccogli la risposta e poi dì loro che quello che hanno detto sarà tenuto in considerazione.
- Quindi, fissa una data per un colloquio successivo.
- Nel tempo prima del successivo colloquio, considera se accettare i consigli e fare qualcosa di concreto per metterli in pratica, oppure se ciò non sia opportuno.
- Nel successivo colloquio, qualunque sia la tua decisione, comunicalo loro e argomenta brevemente. Ringrazia sinceramente per il contributo, e…
- …se avrai deciso di seguire i consigli e questi fossero di tipo “A” (dipendono da loro o vi possono contribuire), elabora con loro un piccolo piano d’azione, ascoltando prima cosa pensano di fare e, in caso avessero poche idee di come mettere in pratica i propositi, sollecitando prima una loro riflessione;
- …se fossero di tipo “B” (qualcosa che altri dovrebbero migliorare), spiega loro cosa sarà fatto; dagli una scadenza e nei successivi colloqui aggiornali sull’avanzamento dell’iniziativa (o sul suo compimento, se non fosse facilmente evidente).
- In ogni caso reitera i colloqui possibilmente dando loro un “ritmo”, una cadenza regolare. Questo, nel tempo, li rende un piccolo rituale; una bella piccola occasione di innovazione che rinsalda dei legami non superficiali.
Se emergono dei consigli non ben specificabili e/o complessi, potresti decidere di sostenere un processo di studio, di ricerca, di formazione (più o meno approfondito e strutturato) del quale sia protagonista o nel quale coinvolgere il collaboratore. Anche questa è la via dell’innovazione.
Applicare queste pratiche di colloquio è rigenerante e costruttivo, anche se non saranno sempre “rose e fiori”. Dissensi e conflitti sono normali e addirittura utili. Saperli gestire è una grande risorsa.